Descrizione:
Il Comune di Capistrello fa parte della Comunità Montana “Valle Roveto” al un'altitudine di 734m s.l.m ed è composto oltre che dal centro anche dalle due frazioni di Corcumello e Pescocanale.
La posizione geografica del capoluogo ha una conformazione particolare visto che si sviluppa lungo tutta una strettoia compresa tra la delimitazione della catena dei Monti Ernici-Simbruini a nord, che delimita l’alta valle del fiume Liri, e la dorsale montuosa che la separa dalla piana fucense (da qui probabilmente deriva il nome stesso della città, capistrum = cavezza, a capo della stretta. A volte si vuole attribuire il nome di Capistrello come derivato dagli antichi accampamenti romani (caput castrorum) ma sembra che tale etimologia possa serenamente escludersi).
Le due frazioni sono posizionate, rispettivamente, quella di Corcumello presso il valico del Monte Girifalco lungo la strada che costeggiando i Piani Palentini porta a Villa S. Sebastiano di Tagliacozzo, mentre Pescocanale è situata su una stretta del fiume Liri, sottostante il valico di Serra S. Antonio, che proseguendo in direzione di Canistro conduce verso la parte meridionale della vallata dell’omonimo fiume.
Le origini Capistrello possono farsi risalire all’età dei metalli anche se tracce di primordiali insediamenti umani (cacciatori neandertaliani) possono datarsi fin dal periodo neolitico. Il territorio infatti ha costituito la via “naturale” di penetrazione di esseri umani dal basso Lazio e dalla Campania verso il Fucino e più in generale come valico appenninico verso il Mar Adriatico. È assodato comunque che a tale periodo corrisponde il formarsi di un certo nucleo abitativo stabile contraddistinto da attività di caccia, pastorizia di armenti ed agricoltura primordiale. Nel corso dei secoli gli abitati si concentrarono in fortificazioni erette per lo più sulle alture dominanti la vallata settentrionale del Liri e la dorsale palentina, poste a difesa delle fertili terre sottostanti. I contatti con Roma iniziarono già nel VII sec. a.C. come testimonia l’appoggio offerto al re romano Tullio Ostilio durante la guerra con Albalonga, tant’è che poi Capistrello, compresa tra i municipi romani di Alba Fucens e di Antinum, si trovò inserita nella IV Regio, Sabina et Samnium. Ed è proprio al periodo romano, sotto il regno dell’imperatore Claudio, che si fa risalire la “nascita ufficiale” della cittadina quale importante base delle operazioni per l’avvio dell’imponente opera di prosciugamento del Lago Fucino, tramite la costruzione di un emissario (semidistrutto dalle milizie naziste durante l'ultimo conflitto mondiale) che dalla piana fucense confluiva le acque verso il fiume Liri.
È del 1057, con la citazione di Capistrellum nella Bolla di Papa Stefano IX, che si hanno le prime notizie documentali della località. Con l’inizio del Medioevo e dell’avvento della civiltà comunale il territorio di Capistrello inizia ad essere sottoposto a continue conquiste da parte delle popolazioni che di volta in volta prevalevano nel dominio del territorio, contraddistinto da autonome direttrici di estensione dei propri possedimenti, come ad es. i Longobardi, Franchi, Normanni, fino a confluire nel VII sec. nel Ducato di Spoleto tramite la gastaldia creata per amministrare la Marsica. A partire da tale periodo si svilupparono notevolmente anche gli insediamenti religiosi quali chiese e monasteri, soprattutto ad opera di monaci benedettini.
I fragili equilibri raggiunti in età normanno-sveva furono però annientati dalla sconfitta che nel 1268 Corradino di Svevia subì ad opera di Carlo I d’Angiò nello scontro dei Piani Palentini, passato alla storia, ma erroneamente, con il nome della Battaglia di Tagliacozzo. Tale evento mutò notevolmente gli assetti costituiti sino ad allora decretando il definitivo passaggio sotto il dominio degli Angioini, che si insediarono nel Regno delle Due Sicilie conquistando gran parte dell’Italia meridionale fino al limitare dello Stato della Chiesa. È indubbio che in tale fase storica ci fu la nascita a livello “istituzionale” di un certo apparato amministrativo tramite la promulgazione di provvedimenti che andavano a regolare in maniera compiuta il territorio e le attività che su di esso venivano espletate quali ad esempio la custodia dei passi, il transito di bestiame, i rifornimenti tramite vettovagliamento, tant’è che vi fu insediata una dogana per l’esazione del dazio, una permanente guarnigione di frontiera ed il catasto onciario. Nei secoli successivi oltre alla consolidata attività agricola e di molitura, inizia a svilupparsi un importante mestierato di allevamento di animali e di pastorizia transumante, nonché di lavorazione delle pelli, del cuoio e della pietra calcarea, utilizzata anche nelle gallerie dell’emissario e della linea ferroviaria. Nel XVIII secolo con l’avvento del potere Borbonico si verificò un notevole cambiamento nell’assetto amministrativo del territorio che risentì della più generale opera di “laicizzazione” per il riassetto dell’amministrazione generale.
Nel 1854 ad opera di Alessandro Torlonia ripresero i lavori di definitiva bonifica del lago Fucino che, terminati in circa un ventennio, portarono le acque lacustri a confluire nel fiume Liri per il tramite dell’emissario di sbocco situato nel territorio di Capistrello.
Un anno molto importante è il 1855 poiché vide la definitiva realizzazione della strada che, tramite il valico del Monte Salviano, collegava e collega tutt’ora, Capistrello ad Avezzano. Ciò permise un agevole transito verso la piana del Fucino e verso tutto il resto dell’Abruzzo con vantaggi sui traffici economici e commerciali le cui conseguenze nel corso dei decenni sono di facile comprensione e furono amplificate da un altro evento molto importante sul piano dei trasporti, quale l’apertura nel 1902 del tratto ferroviario Balsorano-Avezzano, facente parte della linea Avezzano-Roccasecca.
In seguito all’Unità del Regno d’Italia Capistrello si trovò in una situazione molto difficile caratterizzata dalla promiscuità, sottomissione ed insoddisfazione delle classi rurali, nella quale non indifferente era il fenomeno del brigantaggio che, diffusosi dall’Italia meridionale, dilagò anche nel territorio marsicano.
I grandi accadimenti verificatisi nei primi anni del XX secolo arrivarono a sconvolgere anche la Marsica; così la Grande Guerra prima e la depressione economica degli anni ’20 poi, diedero il via al fenomeno che avrebbe segnato da allora la vita sociale di Capistrello: l’emigrazione maschile. Un distacco reso necessario dalla penuria di lavoro, visto che ormai il paese da contadino quale era si era trasformato in operaio, ma senza avere industrie. Da allora il lavoro veniva svolto per lo più all’estero: in Germania, Belgio, Francia, prima che la risollevata economia italiana del dopoguerra richiamasse gli operai di Capistrello di nuovo in patria. Ma successivamente ricominciò l’emigrazione, questa volta verso paesi più lontani: il vicino Oriente, l’Africa, il Sudamerica; luoghi dove i minatori capistrellani realizzarono le opere di ingegneria che hanno dato lustro all’Italia.
Per accennare agli eventi più recenti non può non menzionarsi che il grave sisma che colpì la Marsica nel 1915 riguardò anche il territorio di Capistrello nel quale si registrarono numerose vittime, per passare durante la fase fascista nella quale si registrarono scontri e rivendicazioni delle terre, fino ad arrivare alla II Guerra Mondiale, periodo nel quale si verificò uno degli eventi più tragici e crudeli non solo della storia locale: l’eccidio dei 33 martiri.
Il 4 giugno 1944 Capistrello fu oggetto della cieca ed feroce rappresaglia delle truppe tedesche che in ritirata trucidarono trentatré civili inermi fra i quali, dopo una straziante tortura, perì anche un giovane poco più che adolescente. A perenne ricordo di tale barbarie umana la Città, che per tale efferato avvenimento è stata insignita il 25 maggio 2004 della Medaglia d’Oro al Merito civile dall’allora Presidente della Repubblica C.A. Ciampi, ha non solo intitolato una strada del capoluogo ma anche eretto un monumento.
Al giorno d’oggi Capistrello è un fiorente centro nel quale hanno sede importanti attività commerciali e di lavorazione edile e di carpenteria metallica, anche se la maggior parte delle attività lavorative e di studio portano comunque la sua popolazione ad effettuare un pendolarismo con la vicina Avezzano, con L’Aquila e con la capitale del Paese. Data la sua estrema vicinanza con la S.P. 82 del Liri, strada a scorrimento veloce che connette il Fucino con la Ciociaria e Cassino, esso rappresenta anche un importante nodo viario.